Tin Shui Wai: "La Città della Tristezza"

«Un portatile, naturalmente Mac, una macchina fotografica, la mia sensibilità ed il mondo... Per vedere, scoprire, capire, raccontare. I miei Reportage sono istantanee e racconti di vita in “diretta”...»


Un fotoreporter va ad Hong Kong per raccontare con le sue immagini questa magica città. Esotica, competitiva, alla moda. L’unico luogo in Asia in cui Oriente ed Occidente s’incontrano ma invece finisce per innamorarsi di Tin Shui Wai, il quartiere soprannominato dagli hongkonghesi come “La città della tristezza”. Delle sue contraddizioni e delle sue realtà nascoste. Un bellissimo ghetto abitato da 300,000 persone. Un’area creata a tavolino sulla base di un piano urbanistico sbagliato, volto a soddisfare la domanda abitativa del sempre maggior numero di famiglie povere e d’immigrati dalla Cina continentale.
Una distesa di palazzoni grigi alti quaranta piani. Tutti uguali. E di migliaia di finiestrelle dietro cui si celano storie che parlano di disagio, crimine, disoccupazione, ma anche di grande speranza e coesione sociale.
Una vera e propria città a ridosso del confine cinese, relegata appena un passo fuori dai giochi di potere che governano Hong Kong, il celebre “Porto Profumato” dallo skyline più alto del mondo in cui tutti cercano la loro opportunità.

Milo Sciaky è un fotoreporter indipendente nato a Milano nel 1983. Si avvicina alla fotografia all’età di vent’anni decidendo subito che avrebbe trasformato questa crescente passione nella sua professione. Laureato in Economia all’Università Cattolica, durante gli studi universitari lavora come assistente per il fotografo di moda e ritratto Bob Krieger e ottiene un Master in Reportage presso la John Kaverdash School. Nel 2006 diventa fotogiornalista professionista e inizia a collaborare con varie agenzie fotografiche rappresentando gli eventi di attualità nazionale. Le sue immagini sono state pubblicate sulle più autorevoli testate giornalistiche italiane ed estere. Il desiderio di scoprire e raccontare realtà poco note lo ha spinto, nel 2011, a imboccare la via di una professionalità più autonoma che gli consentisse di produrre, in maniera indipendente, fotoreportage giornalistici e progetti fotografici personali in giro per il mondo.