Ubu rre

Di questo umile libello, in cui lessico napoletano e sintassi jarryana lietamente si maritano, possa il lettore acuto apprezzare la lingua d'arte, piuttosto che l'idioma artificioso. E a chi, a buon diritto, ci domanderà "ma chi è questo Signor Ubú?" risponderemo facilmente, prendendo a prestito le sue stesse parole.

Ubú è un uomo dal cuore grande, sempre magnanimo col suo popolo: "Facite scannà' tre cavalle scuórteche, avastarrànno pe' 'sti scignetèlle."

Ubú è un sovrano illuminato, portatore di ideali nuovi: "Addó' sta scritto che 'o bbuónu deritto è meglio d' 'o malamènte?"

Ubú è un re severo, ma spinto dai più nobili intenti: "Cu chistu marcangégno me farràggio amprèssa amprèssa na bella furtuna, accussí doppo accido a tuttequante e me ne fujo."

Ubú è un condottiero valoroso, sempre schierato in prima fila: "Me metto appaùra! Faciteme levà' 'a miézzo."

Ubú è un marito felice, con al fianco una signora di gran classe: "Na janara, tene ógne pe' tutte pizze, nun sai màje cómme ll'hê piglià'."

Principali benefici dell'opera.
Dalla trama avvincente se ne ricava un sicuro diletto, dal carisma del protagonista un comprovato appagamento (specie fra le lettrici).

Controindicazioni.
Si raccomanda di assumere l'opera in piccole dosi, l'uso prolungato può causare "decervellamento".